«Abbiamo oggi una mafia più civile e una società più mafiosa. Interi strati della società hanno introiettato comportamenti mafiosi». L’introduzione di Giorgio Lambri all’incontro con il procuratore aggiunto antimafia di Palermo Antonio Ingroia, citando una precedente intervista dello stesso procuratore, non lascia spazio al buonumore. La serata organizzata da CGIL, Libera e Arci, che tratta della diffusione della mafia anche nel Nord Italia comincia infatti con l’attenta analisi dello sviluppo della strategia mafiosa dopo gli ultimi arresti importanti di Provenzano e Lo Piccolo. Spiega Ingroia: «I media hanno riportato in questi mesi un’immagine della mafia in ginocchio. Questo è vero solo in parte, perché se è vero che gli arresti hanno causato pesanti sconfitte dal punto di vista militare questo non è altrettanto vero però dal punto di vista finanziario. La mafia dei “colletti bianchi” è ancora ben salda nelle sue posizioni affaristiche perché è riuscita in breve tempo a sostituire i boss arrestati».
Dopo le brevi introduzioni di Gianni Copelli (CGIL Piacenza) e di Antonella Liotti (Libera Piacenza), che si son detti contenti di portare nuove testimonianze di legalità e di anti mafia ai cittadini, il procuratore Ingroia ha spiegato al numeroso pubblico come negli ultimi 15 anni la piovra non abbia allentato la presa, ma anzi abbia stretto maggiormente i propri tentacoli attorno al potere. «Dalla fine del periodo delle stragi, ’93-’94, – spiega – è successo qualcosa di straordinario. Infatti, è praticamente assodato che i boss abbiano trattato una tregua dopo il fallimento di un attentato allo stadio Olimpico di Roma; ed è stata firmata con la classe dirigente di allora e addirittura con alcuni politici ancora oggi attivi».
Il problema che sottolinea il procuratore palermitano è proprio questa connivenza tra poteri forti. «Il mio allarme su possibili infiltrazioni mafiose in occasione dell’expo 2012 di Milano è diretta conseguenza di questo mio discorso. Chi - un personaggio che chiameremo Previti - nel 1994 diceva che gli italiani devono rassegnarsi a convivere con la mafia, oggi punta a delegittimare la lotta ad essa togliendoci tutte le armi a nostra disposizione. Prima smontarono il “41-bis”, poi fecero sì che non potessimo più contare sui collaboratori di giustizia. Tutto questo dicendoci, ovviamente, che dovevamo tornare ai metodi di indagine classici. E ora che succede? Ci tolgono pure le intercettazioni…»
La situazione, insomma, sta degenerando brutalmente. E il problema non è solo la deriva dittatoriale e xenofoba. L’atteggiamento mafioso di questi personaggi rischia di superare il punto di non ritorno. Nel momento, infatti, in cui la mafia andrà davvero al potere chi sarà poi in grado di spodestarla? Speriamo solo di non dover mai rispondere a questo quesito, perché temo che tale risposta non sia poi così semplice da trovare!
Fortunatamente però c’è ancora spazio per la speranza: «In questo periodo però è evidente quanto la vera società civile si sia stancata di arrendersi al potere criminale. Continuano a sorgere spontaneamente associazioni di giovani, come Addiopizzo o Ammazzateci Tutti per citarne alcune, che lottano apertamente contro la mafia. Questo dimostra che nei giovani si sta sviluppando un alto grado di consapevolezza e che, cosa molto importante, che si può fare antimafia anche nel quotidiano».Una serata all’insegna della critica politica oltre che dell’antimafia. Che poi, a pensarci bene, oggi come oggi le due cose vanno di pari passo. Dal momento che il Governo del ’94 è lo stesso attuale, non si capisce bene come ci si possa stupire se oggi la mafia sta risorgendo…Forse dovremmo davvero cercare di rimanere il più uniti possibile, perché se l’unione fa la forza allora ce ne sarà davvero bisogno. Il nemico è sempre più forte ma non bisogna scoraggiarsi perché gli esempi positivi sono tantissimi e tutti ci dicono una semplice cosa: «Resistere e vincere è possibile!»
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